domenica 4 aprile 2010

E' venuto il momento di denunciare le calunnie contro Papa Benedetto. L'inattendibile "scoop" del New York Times (Raymond J. De Souza)


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Su segnalazione di Massimo leggiamo:

L'inattendibile "scoop" del New York Times

E' venuto il momento di denunciare le calunnie contro Papa Benedetto

di Padre Raymond J. De Souza*

Lo scorso 25 marzo, il New York Times ha accusato il cardinale Joseph Ratzinger, l’attuale Papa Benedetto XVI, di essere intervenuto per impedire che il sacerdote Lawrence Murphy venisse processato per numerosi casi di abusi sessuali su minori. Queste affermazioni sono false. Si tratta di un’insinuazione smentita dagli stessi documenti che la sostengono. Al contrario, lontano dall’essere segno di un giornalismo responsabile, la storia raccontata dal giornale americano dimostra nei minimi dettagli che è parte di una grande campagna coordinata contro papa Benedetto XVI. Prima di analizzare la falsità sostanziale della calunnia, vale la pena prendere in considerazione le seguenti circostanze:

- L’accusa del New York Times si basa su due fonti. La prima sono gli avvocati che attualmente stanno portando avanti una causa civile contro l’Arcidiocesi di Milwaukee. Jeffrey Anderson, uno dei legali, sta anche svolgendo dei processi contro la Santa Sede presso la Corte Suprema degli Stati Uniti. Quindi, in tutta questa storia Anderson ha un interesse finanziario diretto.

- La seconda fonte è Rembert Weakland, arcivescovo di Milwaukee in pensione. Questo personaggio è il vescovo meno affidabile e senza ritegno di tutti gli Stati Uniti, molto conosciuto per aver gestito male, quando ancora era in carica, molti casi di abusi sessuali. Weakland è stato anche ritenuto colpevole per aver utilizzato 450mila dollari dei fondi dell’Arcidiocesi per azzittire un suo ex amante omosessuale che lo stava ricattando. Nella vicenda degli abusi sui minori da parte di padre Murphy, l’arcivescovo era il responsabile nel periodo tra il 1977 e il 1998, quando il sacerdote morì. Per molto tempo Weakland è stato amareggiato per essere caduto in disgrazia agli occhi del papa Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger a causa della sua cattiva amministrazione dell’Arcidiocesi di Milwaukee, molto prima che venisse a galla la storia del pagamento del ricatto al suo amante clandestino con i soldi dei parrocchiani. L’arcivescovo Weakland, quindi, non è prima facie una fonte affidabile.

- L’autrice dell’articolo del New York Times, Laurie Goodstein, ha già avuto in precedenza un legame con l’arcivescovo. L’anno scorso, subito dopo la pubblicazione della sfortunata autobiografia dell’arcivescovo, la Goodstein scrisse un peculiare e compassionevole articolo che cercava di nascondere tutte le accuse più gravi mosse contro Weakland (New York Times, 14 maggio 2009).

- Lo stesso venerdì in cui il quotidiano americano pubblicava l’articolo sugli abusi, a Roma si è svolta una manifestazione. Uno potrebbe anche domandarsi come hanno fatto gli attivisti statunitensi ad essere a Roma distribuendo gli stessi documenti che quel giorno venivano citati dal New York Times. In questo caso, sembra chiaro che si tratta di una vera e proprio campagna coordinata, e non una disinteressata forma di fare giornalismo.

Nonostante tutto questo, è pur sempre possibile che una cattiva fonte possa dire la verità. Ma le fonti compromesse chiaramente necessitano di un maggiore controllo. Invece di esercitare un riscontro minuzioso sulla storia, gli editori dei giornali di tutto il mondo si sono solo limitati a ripetere come un pappagallo l’articolo del New York Times. Un fatto che ci porta a un problema ancora più fondamentale: la storia non è affatto vera, come dimostrano gli stessi documenti su cui si è fondata.

Il quotidiano americano ha messo a disposizione sul suo proprio sito web i documenti che dimostrerebbero il racconto. In nessuno di quei documenti viene dimostrato che il cardinale Ratzinger in persona abbia preso delle decisioni che, secondo quanto si afferma, avrebbero ostacolato il processo per abusi sessuali contro padre Murphy. Se è pur vero che le lettere sono indirizzate a Ratzinger, è altrettanto vero che le risposte provengono da un suo assistente. Ma anche lasciando da parte questo fatto, il gravamen dell’accusa – ossia che l’ufficio del cardinale Ratzinger ha impedito l’inchiesta – è totalmente falsa.

I documenti infatti dimostrano che né il processo canonico né il processo penale contro padre Murphy sono stati bloccati da nessuno. In realtà, è stato solo abbandonato pochi giorni prima che padre Murphy morisse. Secondo gli stessi documenti, il cardinale Ratzinger nella vicenda non ha mai preso alcuna decisione. Siccome padre Murphy era gravemente malato e un processo canonico è un procedimento particolarmente complicato, l’arcivescovo Tarcisio Bertone – l’assistente dell’attuale Papa – suggerì di adottare tutti i mezzi possibili per rimuoverlo da ogni incarico al più presto possibile.
Ripeto: l’accusa che il cardinale Ratzinger fece qualcosa di sbagliato non è dimostrata dagli stessi testi su cui si basa l’articolo. Nella documentazione, Ratzinger non prende alcuna decisione. Il suo assistente, l’arcivescovo Bertone, è d’accordo sulla necessità di svolgere un processo canonico. Quando era ormai ovvio che padre Murphy stava per morire, Bertone suggerì di togliergli quanto prima qualsiasi ministero sacerdotale.

Per di più, secondo il diritto canonico vigente in quel momento, la principale responsabilità di casi di abusi sessuali ricadeva sul vescovo del luogo. Fin dal 1977, l’arcivescovo Weakland aveva la responsabilità di amministrare le punizioni a padre Murphy. Ma non ha fatto assolutamente nulla fino al 1996. E’ in quell’anno che l’ufficio del cardinale Ratzinger venne coinvolto nella faccenda. Questo dimostrerebbe quindi che il cardinale Ratzinger non fece nulla per impedire il processo locale. Secondo quanto dimostrano le sue stesse prove, il New York Times ha chiaramente raccontato male la storia. Forse i lettori vogliono sapere il perché. Ecco qui una cronologia di fatti tracciata dagli stessi documenti pubblicati dal quotidiano americano sul proprio sito.

15 maggio 1974
Un’ex studente della scuola per sordi “St. Jhon” in Milwaukee accusa di abusi padre Lawrence Murphy. In effetti, le accuse risalgono a più di 10 anni prima.

12 settembre 1974
A padre Murphy viene accordato “un permesso temporaneo di malattia” dalla scuola per sordi “St. Jhon”. Il sacerdote lascia Milwaukee e si trasferisce nel Wisconsin settentrionale, nella Diocesi di Superior, dove vive insieme alla madre nella casa di famiglia. Da questo momento fino alla sua morte, padre Murphy non ricoprirà alcun ministero ufficiale. Non torna a vivere a Milwaukee e non gli viene inflitta alcuna punizione canonica.

9 luglio 1980
Alcuni funzionari della Diocesi di Superior scrivono all’Arcidiocesi di Milwaukee per sapere quale incarico doveva ricoprire padre Murphy a Superior. L’arcivescovo Rembert Weakland, vescovo responsabile della Diocesi di Milwaukee dal 1977, viene consultato e ritiene che non sarebbe sensato far tornare padre Murphy nella scuola per sordi. Nulla fa pensare che l’arcivescovo Weakland abbia preso in considerazione qualsiasi altra misura da adottare nel caso in questione.

17 luglio 1996
Più di 20 anni dopo le prime accuse di abusi, l’arcivescovo Weakland scrive al cardinale Ratzinger affermando che solo ora è venuto a conoscenza che gli abusi sussuali messi in atto da padre Murphy coinvolgeva il sacramento della confessione, un crimine ancora più grave per il diritto canonico. Le accuse sull’abuso del sacramento della confessione erano già incluse nelle accuse del 1974. In quel momento, era da ben 19 anni che Weakland era arcivescovo. Si dovrebbe notare che l’arcivescovo Weakland avrebbe potuto avviare il processo contro padre Murphy in qualsiasi momento. La questione della richiesta del sacramento della confessione poi necessitava di una notifica a Roma, ma anche in questo caso potrebbe essere stata fatta giá negli anni ’70.

10 settembre 1996
A padre Murphy viene notificato che sarà avviato un processo canonico nei suoi confronti. Fino al 2001, il vescovo locale aveva l’autorità di procedere in questo tipo di processi. Solo adesso l’Arcidiocesi di Milwaukee inizia il processo. E’ importante notare, inoltre, che fino a questo momento, da Roma non era arrivata alcuna risposta che indicasse che l’arcivescovo Weakland sapeva d’avere l’autorità di avviare un processo.

24 marzo 1994
L’arcivescovo Tarcisio Bertone, assistente del cardinale Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede, suggerisce di avviare un processo canonico contro padre Murphy.

14 maggio 1997
L’arcivescovo Weakland scrive all’arcivescovo Bertone per informare che è stato avviato un processo penale nei confronti di padre Murphy e sottolinea che la Congregazione per la Dottrina della Fede gli ha consigliato di adare avanti col processo nonostante lo statuto delle limitazioni è scaduto. In realtà, però, non esiste alcun statuto delle limitazioni per la richiesta del sacramento della confessione.
Per tutto il resto del 1997, vengono avviate le fasi preparatorie al processo penale o canonico contro padre Murphy. Il 5 gennaio del 1998, il tribunale dell’Arcidiocesi di Milwaukee afferma che dovrebbe essere messo in atto un processo urgente da concludere nel giro di pochi mesi.

12 gennaio 1998
Meno di 8 mesi prima della sua morte, Padre Murphy s’appella al cardinale Ratzinger per chiedere che, visto la sua fragile salute, possa vivere i suoi ultimi giorni in pace.

6 aprile 1998
L’arcivescovo Bertone, tenendo in conto il precario stato di salute di padre Murphy e che negli ultimi 25 anni non erano emerse nuove accuse, consiglia di utilizzare le misure pastorali per assicurare che padre Murphy non abbia alcun incarico, ma senza l’aggravio di un processo penale. Si tratta solo di un suggerimento, anche perché il controllo del processo spetta completamente al vescovo locale.

13 maggio 1998
Il vescovo di Superior, il luogo in cui è stato trasferito il processo e nel quale padre Murphy vive dal 1974, rifiuta il suggerimento di adottare misure pastorali. In continuità con il procedimento già avviato con la notifica di processo del settembre ‘96, i procedimenti formali precedenti al processo vengono iniziati il 15 maggio del 1998.

30 maggio 1998
A Roma, l’arcivescovo Weakland incontra i funzionari della Congregazione della Dottrina della Fede – incluso l’arcivescovo Bertone ma non il cardinale Ratzinger – per discutere il caso. Il processo penale intanto continua. Nessuna decisione viene presa per fermare il processo ma, viste le difficoltà di svolgere un processo dopo 25 anni, altre opzioni vengono prese in considerazione per rimuovere padre Murphy dal suo ministero sacerdotale.

19 agosto 1998
L’arcivescovo Weakland scrive che ha bloccato il processo canonico e penale contro padre Murphy e ha immediatamente iniziato il processo per rimuoverlo dal ministero sacerdotale perché è l’opzione più veloce.

21 agosto 1998
Padre Murphy muore. La sua famiglia disobbedisce all’ordine imposto dall’arcivescovo Weakland di realizzare un funerale discreto.

*Padre Raymond J. De Souza è cappellano nella Queen’s University dell’Ontario

Tratto da The Corner – National Review Online

Traduzione di Fabrizia B. Maggi

© Copyright L'Occidentale, 4 aprile 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Queste parole di "Repubblica" dimostrano la totale ignoranza di certi suoi giornalisti in merito alla vita della Chiesa e della sua liturgia: "Un visibile strappo al protocollo e alle millenarie tradizioni della Chiesa è stato l'augurio diretto a papa Benedetto XVI, da parte del decano del Collegio cardinalizio, cardinal Angelo Sodano. Prima di celebrare la messa di Pasqua, con evidente riferimento agli scandali di pedofilia che vedono lambire il pontefice, ha rivolto una sorta di augurio - del tutto irrituale - al pontefice. Mai prima d'ora era successo".
Quale strappo alle tradizioni millenarie ci sono state? Mi domando come fanno certi giornalisti a parlare di cose che non conoscono minimamente. Capisco che il loro obiettivo è quello di spargere odio ma a volte dimostrano di essere proprio imbecilli !!!!

Vatykanista ha detto...

Forse ancora peggio, è quando certi vaticronisti hanno evidenziato come nella notte di Pasqua il papa abbia chiesto ai catecumeni di "rinunciare a satana"...