giovedì 1 aprile 2010

Il Papa: I veri cristiani rispettano il diritto e dunque sono buoni cittadini, ma proprio per questo dicono no all'aborto (Izzo)


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Il Papa: "La gioia, che da Cristo ci viene incontro, ci dà allegria, sì, ma certamente può andar insieme anche con la sofferenza. Ci dà la capacità di soffrire e, nella sofferenza, di restare tuttavia intimamente lieti. Ci dà la capacità di condividere la sofferenza altrui e così di rendere percepibile, nella disponibilità reciproca, la luce e la bontà di Dio" (Omelia)

Guardate uno dei sottotitoli di Repubblica! Una lettera del 1963 a Ratzinger: "Il Papa sapeva". Ratzinger era già Papa negli anni Sessanta?

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DOPO SCRIVERO' UN POST APPOSITO SUL VERGOGNOSO COMPORTAMENTO DI PRETI E VESCOVI IN BASILICA

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Dal 2001 nuove norme antiabusi. L'esaltazione di Marco Politi del motu proprio di Wojtyla e della lettera di Ratzinger e Bertone

Che cosa c'entra Ratzinger con gli abusi di un cubano in Florida negli anni 80? Quante volte dobbiamo ripetere che la CDF è competente solo dal 2001?

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No ai tentativi di separare la "De delictis gravioribus" dal motu proprio di Wojtyla. Il segreto pontificio non è un'invenzione di Ratzinger ma fu imposto da Paolo VI e confermato da Giovanni Paolo II

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L'IGNOBILE CAMPAGNA CONTRO BENEDETTO XVI, IL PAPA CHE PIU' DI OGNI ALTRO HA COMBATTUTO LA PEDOFILIA NELLA CHIESA: LO SPECIALE DEL BLOG

Riceviamo e con grandissimo piacere e gratitudine pubblichiamo:

PAPA: GESU' E LA LEGGE, BUONI CITTADINI MA NO A ABORTO

(AGI) - CdV, 1 apr.

(di Salvatore Izzo)

I veri cristiani "rispettano il diritto" e dunque sono "buoni cittadini", ma proprio per questo dicono no all'aborto, "uccisione di bambini innocenti non ancora nati, rifiutando di fare cio' che negli ordinamenti giuridici in vigore non e' diritto, ma ingiustizia".
Una settimana di continui e spietati attacchi non ha scalfito Benedetto XVI: nell'omelia della messa crismale - celebrata in San Pietro con i 300 parroci di Roma e i loro collaboratori - ha riproposto oggi con parole molto chiare la posizione della Chiesa riguardo alle leggi dello Stato e ha di fatto risposto anche a chi e' preoccupato per l'effetto che il fuoco di fila della critiche e delle accuse possono avere sul Pontificato.
Non ha paura, dunque, di nuovi attacchi e critiche - che gli pioveranno addosso per aver ripetuto oggi che l'obiezione di coscienza all'aborto non e' solo un diritto ma anche un dovere per i cristiani - Papa Ratzinger, che nei giorni scorsi e' sembrato un po' provato dalla situazione, ma ieri e oggi ha mostrato invece tutta la sicurezza che gli viene dalla fede.
"La lotta dei martiri - ha ricordato - consisteva nel loro 'no' concreto all'ingiustizia: respingendo la partecipazione al culto idolatrico, all'adorazione dell'imperatore, si sono rifiutati di piegarsi davanti alla falsita', all'adorazione di persone umane e del loro potere".
"Mi fa sempre riflettere - ha confidato - il racconto degli Atti degli Apostoli secondo cui gli Apostoli, dopo che il Sinedrio li aveva fatti flagellare, erano 'lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesu''".
"Chi ama - ha aggiunto parlando evidentemente anche di se stesso in questo momento di prova - e' pronto a soffrire per l'amato e a motivo del suo amore, e proprio cosi' sperimenta una gioia piu' profonda. La gioia dei martiri era piu' forte dei tormenti loro inflitti. Questa gioia, alla fine, ha vinto ed ha aperto a Cristo le porte della storia". "Quali sacerdoti, noi siamo collaboratori della vostra gioia", ha aggiunto citando san Paolo e spiegando anche il significato dell'olio che nel rito stava per benedire: "nel frutto dell'ulivo, nell'olio consacrato, ci tocca la bonta' del Creatore, l'amore del Redentore. Preghiamo che la sua letizia ci pervada sempre piu' in profondita' e preghiamo di essere capaci di portarla nuovamente in un mondo che ha cosi' urgentemente bisogno della gioia che scaturisce dalla verita'". A ben vedere in quest'omelia c'e' tutto Joseph Ratzinger, il Papa che da' tanto fastidio, come dimostrano gli attacchi di questi giorni. L'uomo che piu' di tutti - hanno affermato ieri i vescovi degli Stati Uniti in un documento - si e' battuto contro ogni violenza sui bambini. E ora si vede ripagato come se fosse lui il simbolo del male, mentre i bambini continuano a essere violati nelle case e su internet certamente piu' che nelle parrocchie, dicono le indagini di enti indipendenti citati dalla Conferenza Episcopale Usa.
Ieri queste cose le ha dette anche padre Thomas Brundage, il giudice diocesano che aveva indagato sul caso Murphy e si e' visto trasferire in Alaska, mentre il vero insabbiatore di quella inchiesta, l'ex arcivescovo Rembert Weakland, per vent'anni capofila dei cattolici progressisti negli Usa e poi reo confesso di pedofilia (ha ammesso una relazione con un seminarista, iniziata quando il partner aveva 10 anni) si e' riciclato come paladino dei gay e grande accusatore del Papa e della Chiesa. Dopo la Lettera ai cattolici d'Irlanda nella quale ha gridato il suo dolore per i gravissimi crimini commessi in quel Paese da una cinquantina di preti e ha qualificato come "peccato" anche la sottovalutazione del fenomeno da parte dei vescovi che hanno di fatto coperto questi abusi, di pedofilia oggi Benedetto XVI non ha parlato esplicitamente.
Ma il tema del rapporto tra il Vangelo e la legge civile, che ha posto al centro della sua riflessione, non puo' non evocare la raccomandazione del Papa di collaborare con i giudici civili nella repressione del fenomeno.
"La lotta dei cristiani consisteva e consiste - ha detto - non nell'uso della violenza, ma nel fatto che essi erano e sono tuttora pronti a soffrire per il bene, per Dio. Consiste nel fatto che i cristiani, come buoni cittadini, rispettano il diritto e fanno cio' che e' giusto e buono". "Con il loro 'no' alla falsita' e a tutte le sue conseguenze hanno innalzato il potere del diritto e della verita'. Cosi' hanno servito la vera pace. Anche oggi e' importante per i cristiani seguire il diritto, che e' il fondamento della pace", ha spiegato Benedetto XVI al clero di Roma. "E' almeno dal XIX secolo - ha ricordato il grande giurista Giuseppe dalla Torre, 'padre' degli accordi di revisione del Concordato - che gli Stati hanno rivendicato a se' la competenza a giudicare dei reati commessi da chierici. Non c'e' piu' da tempo quello che una volta si chiamava il 'privilegio del foro': oggi e' il giudice statale competente a giudicare penalmente, a norma della legge penale statale, e a condannare se c'e' il reato, chiunque commetta il crimine di abusi sessuali nei confronti dei minori, anche se sacerdote o religioso". Secondo il rettore della Lumsa, "la Chiesa riconosce serenamente questa competenza. E se c'e' un aspetto che lascia perplessi delle recenti polemiche, sul quale non si e' rivolta l'attenzione, e' che a fronte dei casi proposti e riproposti, molti dei quali risalenti a decenni addietro, pochissimi sono quelli giunti al giudizio dell'autorita' giudiziaria civile. E' da domandarsi - ha concluso Dalla Torre
su Avvenire - se del contestato 'silenzio' si debba fare carico solo alla istituzione ecclesiastica".

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

la verve polemica non deve alterare la verità: Paul Marcoux, lo studente in teologia, non un seminarista, che ebbe una relazione e ricattò l'arcivescovo Rembert Weakland aveva all'epoca dei fatti 33 anni, come di può facilmente controllare da interviste e testimonianze rese dallo stesso, più di 20 anni dopo il fatto, quando tutto diventò pubblico.Per cui evitiamo per favore di dire che la vittima aveva 10 anni.Weakland è chiaramente un gay dichiarato, non un pedofilo.

Anonimo ha detto...

scusa, mi sono dimenticata di aggiungere che ora Paul Marcoux ha 54 anni.