venerdì 23 aprile 2010

La Sindone tra scienza e fede: il commento di Francesco Antonio Grana


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

La Sindone tra scienza e fede

Francesco Antonio Grana

«Provocazione dell’intelligenza, specchio del Vangelo e immagine del silenzio, della sofferenza umana, dell’amore di Dio e del peccato dell’uomo, dell’impotenza della morte». Giovanni Paolo II, in preghiera dinanzi alla Sindone, nel 1998, non ebbe difficoltà ad affermare che non compete alla Chiesa pronunciarsi sul rapporto tra il sacro lino e la vicenda storica di Gesù. Essa, infatti, affida agli scienziati il compito di indagare per trovare risposte adeguate agli interrogativi connessi con questo misterioso lenzuolo che, secondo la tradizione, sarebbe stato acquistato da Giuseppe di Arimatea e avrebbe avvolto il corpo di Gesù quando fu deposto nel sepolcro. Per la Chiesa, la scienza non deve rimanere muta dinanzi alla Sindone. Tutt’altro. Ma ciò che conta soprattutto per il credente è che il sacro lino è lo specchio del Vangelo.
Il dibattito sulla Sindone si riapre in queste settimane in cui, per la decima volta nella sua storia secolare, dopo l’intervento di conservazione del 2002 che lo ha riportato al suo antico splendore, il misterioso lenzuolo è esposto alla venerazione dei fedeli nel Duomo di Torino, dove è conservato. Si calcola che saranno due milioni i pellegrini che sosteranno dinanzi al sacro lino prima che l’ostensione si concluda, il 23 maggio prossimo. Grande attesa per l’arrivo di Benedetto XVI che sarà a Torino domenica 2 maggio. La visita del Papa sarà anche un’occasione per incontrare la comunità locale e particolarmente i giovani piemontesi che accorreranno da tutta la Regione. Ma, senza dubbio, il culmine della giornata torinese di Benedetto XVI sarà la preghiera di fronte all’immagine di un uomo crocifisso impressa sulla Sindone. Ratzinger non si troverà per la prima volta a contemplare il sacro lino. Nel 1998 l’allora cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, si era inginocchiato a pregare dinanzi alla Sindone insieme con il segretario del dicastero da lui guidato, l’allora arcivescovo Tarcisio Bertone, nativo della provincia di Torino.
«L’ostensione è essenzialmente un evento spirituale e religioso e non commerciale o turistico», ha sottolineato l’Arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, custode pontificio della Sindone. “Passio Christi, passio hominis” è il motto scelto dal porporato per questo evento per sottolineare che la passione di Gesù riassume in sé tutte le sofferenze degli uomini. «L’impronta del corpo martoriato del crocifisso – aveva affermato Giovanni Paolo II nel 1998 – testimoniando la tremenda capacità dell’uomo di procurare dolore e morte ai suoi simili, si pone come l’icona della sofferenza dell’innocente di tutti i tempi: delle innumerevoli tragedie che hanno segnato la storia passata, e dei drammi che continuano a consumarsi nel mondo. Davanti alla Sindone – si era domandato il grande Papa – come non pensare ai milioni di uomini che muoiono di fame, agli orrori perpetrati nelle tante guerre che insanguinano le Nazioni, allo sfruttamento brutale di donne e bambini, ai milioni di esseri umani che vivono di stenti e di umiliazioni ai margini delle metropoli, specialmente nei Paesi in via di sviluppo? Come non ricordare con smarrimento e pietà quanti non possono godere degli elementari diritti civili, le vittime della tortura e del terrorismo, gli schiavi di organizzazioni criminali?»
Dinanzi alla Sindone, ha precisato il cardinale Poletto, «si va per pregare e questo vale per tutti. Compete agli scienziati e storici seri – sostiene il porporato – non ai prevenuti, dire con certezza se la Sindone corrisponde o no al vero lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù durante la sua breve sepoltura. A noi basta affermare che quanti finora l’hanno studiata a lungo con criteri scientifici oggettivi non sono ancora riusciti a spiegare come si sia formata quell’immagine, che certamente non è un manufatto, per cui permangono fondate, con alto grado di probabilità, le ragioni in favore della sua autenticità».
La datazione radiometrica con la tecnica del Carbonio 14, eseguita contemporaneamente e indipendentemente nel 1988 nei laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, su alcuni campioni della Sindone, ha dato come risultato l'intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390. Contro l'attendibilità del test sono state sollevate subito numerose obiezioni. Dopo l’analisi del Carbonio 14, la Segreteria di Stato vaticana, come racconta il giornalista Marco Tosatti nel suo libro Inchiesta sulla Sindone (Piemme, 2009) aprì un dossier riservato per indagare se e come alcune logge massoniche statunitensi e britanniche avessero influito nei risultati degli esami sul sacro lino. L’allora arcivescovo di Torino, il cardinale Anastasio Ballestrero, lo dirà chiaramente in un’intervista del 1997, affermando che nell’esito delle analisi «potrebbe averci messo lo zampino la massoneria». Giovanni Paolo II fu molto contrariato dal verdetto del Carbonio 14, e in un’udienza privata rimproverò al cardinale Ballestrero la gestione dell’esame. «Lei è il custode – gli disse il Papa – la responsabilità è sua». «Santità – rispose il porporato – ma lei è il proprietario, e io ho fatto tutto quello che lei mi ha detto di fare, dando tutto in mano all’Accademia delle Scienze».
Papa Wojtyla, nell’aprile del 1989, in viaggio verso il Madagascar, rispose così all’allora vaticanista de Il Messaggero, Orazio Petrosillo, che gli chiedeva se la Sindone fosse autentica: «Se si tratta della reliquia, io penso che lo è. Se tanti lo pensano, non sono senza fondamento le loro convinzioni del vedere in essa l’impronta del corpo di Cristo».
Oggi la tecnologia mette a disposizione della ricerca apparecchiature sempre più sofisticate. Ma ciò non basta per condurre le analisi in modo serio e costruttivo. Serve soprattutto l’impegno di chiunque si dedichi allo studio della Sindone di ricercare esclusivamente la verità, senza pretendere di voler dimostrare a ogni costo tesi preconcette, rifiutando tutto ciò che non può essere seriamente e scientificamente dimostrato.
Il mistero della Sindone difficilmente potrà essere risolto in breve tempo. L’oggetto più studiato al mondo non smette di suscitare interesse in numerosi ricercatori che vorrebbero finalmente svelare l’identità del sacro lino. E la Chiesa continua a dimostrare di non aver paura della scienza.

© Copyright L'Avanti, 22 aprile 2010

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