giovedì 22 aprile 2010

Quel "processo" così scomodo, così necessario: il caso Maciel e le sue implicazioni (Paolo D'Andrea)


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Il Papa: il disegno di Dio “è più grande dellle tempeste e anche dei naufragi” (AsiaNews)

Il Papa dopo incontro con le vittime: "Ho condiviso la loro sofferenza"

Il Papa: "Ho guardato ai giovani di Malta come a dei potenziali eredi dell’avventura spirituale di san Paolo, chiamati come lui a scoprire la bellezza dell’amore di Dio donatoci in Gesù Cristo; ad abbracciare il mistero della sua Croce; ad essere vincitori proprio nelle prove e nelle tribolazioni, a non avere paura delle “tempeste” della vita, e nemmeno dei naufragi, perché il disegno d’amore di Dio è più grande anche delle tempeste e dei naufragi" (Catechesi)

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"Coprì alcuni preti" cacciato il vescovo di Miami. Linea dura di Papa Ratzinger, si "dimette" Favalora (Ansaldo)

Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Quel "processo" così scomodo, così necessario

I Legionari di Cristo ora rischiano il commissariamento. E l'esito dell'indagine, previsto a breve, può ritardare la beatificazione di Wojtyla

Paolo D'Andrea

L'ora della verità è attesa per fine mese. Negli ultimi giorni d'aprile, in Vaticano, il Papa e i suoi principali collaboratori dovranno tirare le somme dell'indagine compiuta da cinque "ispettori" papali intorno alla galassia dei Legionari di Cristo.
La potente congregazione sacerdotale aspetta di conoscere il suo futuro mentre sopravvive sotto le macerie dello scandalo infamante che va crescendo post mortem heius intorno alla figura del fondatore, il sacerdote messicano Marcial Maciel Degollado (1920-2008). Si parla con insistenza del commissariamento dell'intera galassia legionaria.
Ma a far discutere nei Palazzi vaticani è anche il riverbero che la questione-Maciel potrebbe esercitare sulla memoria ecclesiale di Giovanni Paolo II, e soprattutto sulla beatificazione del Papa polacco, data ormai per imminente.
Finora il frettoloso processo di beatificazione ha esorcizzato preventivamente ogni possibile corto circuito tra la corsa agli altari di Wojtyla e lo scialo senza fine di aberrazioni emerse dalla vita nascosta di padre Maciel, tossicodipendente, seviziatore di giovani adepti, sessuomane compulsivo con amanti e figli sparsi per il mondo.
Quando il passato torbido del prete messicano è cominciato a trapelare, la Congregazione per le cause dei santi si è limitata a chiedere all'ex Sant'Uffizio se nell'inchiesta su Maciel -iniziata dal prefetto Joseph Ratzinger - fossero per caso emersi elementi che potevano compromettere la causa di beatificazione del grande papa polacco.
Dal dicastero dottrinale è arrivata una risposta di poche righe, in cui il cardinale prefetto William Levada rassicurava sull'assenza di elementi significativi al riguardo. Ma adesso dal passato riemergono particolari inediti, e il laconico "tutto sotto controllo" espresso dal porporato statunitense potrebbe non reggere la prova del tempo. Oltretevere, la tensione è palpabile. «A questo punto - è l'analisi che ripetono monsignori ben introdotti - non si può andare avanti facendo finta di niente. E Dziwisz deve farsi carico delle sue responsabilità».
Cosa c'entri "don" Stanislao, l'ex segretario che da cardinale continua a essere il grande supporter della beatificazione lampo di Wojtyla, lo si capisce leggendo nel dettaglio l'inchiesta in due puntate dedicata dal settimanale cattolico statunitense National Catholic Reporter all'ascesa dei Legionari nelle grazie della Curia romana.
Sulla base delle testimonianze di decine di membri e ex membri della galassia legionaria, l'autore Jason Berry - che ha dedicato varie pubblicazioni al caso - ricostruisce come la via dell'ascesa di Maciel in Vaticano sia stata «pavimentata di denaro». Il prete messicano, bugiardo e traditore, sarebbe stato per decenni «il più grande fundraiser della moderna Chiesa cattolica», trovando appoggio e protezione in uomini chiave della Chiesa grazie a consistenti elargizioni di denaro. Una strategia iniziata già alla fine degli anni Quaranta, quando Maciel venne a Roma dal Messico con una somma per quei tempi più che ragguardevole, destinata al cardinale Clemente Micara, a quel tempo ossessionato dalla ricerca di fondi per ricostruire le chiese distrutte dalla guerra.
Fu grazie all'amicizia di Micara che vennero insabbiate le prime denunce di abusi - risalenti agli anni Cinquanta - lanciata da alcuni giovani adepti di Maciel, che lo avevano visto anche iniettarsi indovena sostanze stupefacenti.
Nella ricostruzione del settimanale cattolico si descrivono episodi chiave della prassi sistematica adottata dalla leadership dei Legionari per comprarsi in senso letterale amicizie ecclesialmente influenti.
Una strategia che avrebbe celebrato i suoi fasti sotto il pontificato wojtyliano, tra bustarelle e regalie ai cardinali, finanziamenti dei loro sontuosi ricevimenti e "offerte" da 50mila dollari a botta riscosse direttamente fin dentro messa privata mattutina del Papa. Quando il Vaticano deve approvare le costituzioni dei Legionari, Maciel fa finanziare la costosa ristrutturazione dell'appartamento di Eduardo Pironio, il cardinale argentino che a quel tempo guidava il dicastero competente. Ma gli altri cardinali continuano a storcere il naso, e allora Maciel va a parlare dal Papa, grazie ai buoni uffici di Dziwisz, e le resistenze si sciolgono. Quando i Legionari vogliono costruire il loro ateneo a Roma, a detta di Berry è il segretario di Stato Angelo Sodano a muoversi per facilitare permessi e varianti edilizi per far sorgere il nuovo campus in zona Aurelia. E tra i consulenti ben pagati dell'operazione figura Andrea Sodano, il nipote del cardinale che di lì a qualche anno finirà ancora sui giornali per la sua stretta collaborazione con Raffaello Follieri, il faccendiere italiano arrestato per truffa dall'Fbi nell'estate 2008. Mentre si deve soprattutto ai buoni uffici di Dziwisz, grande amico della Legione (che gli paga i ricchi ricevimenti per centinaia di invitati quando il segretario personale di Wojtyla diventa vescovo e poi cardinale), se il povero Papa malato, ormai quasi in fase terminale, prende parte nel novembre 2004 ai pubblici festeggiamenti per i sessant'anni di sacerdozio in un'Aula delle udienze gremita di Legionari in festa, e nonostante fosse partita già nel '98 una nuova inchiesta a suo carico presso la Congregazione per la dottrina della fede, guidata da Ratzinger.
Tutto questo scenario rimasto finora occulto aiuta a intuire le ragioni reali del sistematico insabbiamento con cui a Roma si perdevano le tracce delle innumerevoli denunce contro Maciel inviate in Vaticano. Ancora nel maggio 2005 i Legionari facevano circolare un fax con il timbro della Segreteria di Stato - ma senza firma - in cui si leggeva che «non vi è nessun procedimento canonico in corso né è previsto per il futuro nei confronti di p. Maciel» e paragonavano il silenzio del loro fondatore a quello di Cristo davanti ai suoi persecutori.
Il caso-Maciel non può comunque essere liquidato nella categoria degli scandalismi pruriginosi in versione clericale.
Le inchieste hanno anche fatto emergere le dinamiche settarie che scandivano la vita dei membri della congregazione, vincolati per statuto a un inquietante "quarto voto" - quello di non parlar male dei propri superiori, e di denunciare eventuali critiche ai superiori ascoltate da altri membri - su cui si fondava un sistema di controllo funzionale a coprire il lato oscuro della vita dello stesso Maciel.
Intorno a lui, per decenni, si era stutturato un aberrante culto della personalità: «La dipendenza dei Legionari da Maciel era - e per molti è ancora - totalizzante. Non c'era briciolo della vita quotidiana che sfuggisse alle regole da lui dettate. Regole minuziose fino all'inverosimile. Che ordinavano, ad esempio, come sedersi a tavola, come usare il tovagliolo, come deglutire, come mangiare del pollo senza usare le mani, come spinare un pesce» (Magister).
Eppure proprio i Legionari, grazie alle buone entrature sopra descritte e ai meriti "teologici" acquisiti con la loro contrapposizione alla Teologia della liberazione, facevano parte a pieno titolo di quel drappello di sigle esaltate come "truppe scelte" dell'epoca woityliana. Oggi, lo strano testa-coda degli scandali sulla pedofilia finisce per chiamare in causa proprio quella stagione ecclesiale in cui sembrava che il destino del cristianesimo fosse appaltato alle squadre d'assalto dei militanti organizzati. E mentre il processo di beatificazione di Giovanni Paolo II sta per tagliare il traguardo, c'è chi Oltretevere si chiede se davvero sia stato opportuno imboccare la scorciatoia carismatica del Wojtyla «santo subito» per portare sugli altari anche una stagione ecclesiale lunga e complessa che forse, sotto l'immagine trionfante fatta di grandi eventi e militanze organizzate, ha tenuto nascoste miserie, distorsioni e perfino turpitudini che potrebbero venire alla luce, prima o poi.

© Copyright Il Secolo d'Italia, 22 aprile 2010

2 commenti:

Miserere ha detto...

Sia fatta la luce di una volta per tutte: salti fuori "TUTTA" la verità senza se e senza ma anche se quella verità possa ferire gravemente la Chiesa!

Vatykanista ha detto...

Nota il dettaglio nascosto (si fa per dire..):


" LE UDIENZE , 22.04.2010


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Sig. Gioko Gjorgjevski, Ambasciatore dell’Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia; S.E. il Sig. Gioko Gjorgjevski, Ambasciatore dell’Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia;

Em.mo Card. Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica;

Em.mo Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Frère Alois, Priore di Taizé. "


http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/25439.php?index=25439&lang=it