venerdì 7 maggio 2010

Le due vite di padre Maciel: il commento di Franca Giansoldati


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo il seguente articolo.
Bene la Giansoldati che rompe il muro di silenzio.
R.

Le due vite di padre Maciel, maestro di fede e stupratore

In un suo libro castità, fede e l’educazione dei bambini

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO

«Il celibato non si improvvisa il giorno dell’ordinazione. E’ importante che, sin dall’inizio della formazione, il seminarista vada formando il suo cuore, orientandolo verso la castità e l’amore di Cristo (...) Occorre una visione retta ed equilibrata del corpo umano, perchè il corpo è opera di Dio, tempio dello Spirito Santo, dunque va circondato dal pudore e dalla modestia». Così scriveva padre Marcial Maciel Degollado, defunto fondatore dei Legionari di Cristo, in un libro pubblicato a Madrid nel 1990, tradotto in varie lingue dal titolo: ”La formazione integrale del sacerdote”. Il testo in questione, una sorta di summa filosofica della congregazione fondata negli anni quaranta, è ovviamente introvabile dopo che la condotta del religioso messicano è stata smascherata dalle indagini condotte dal Vaticano in questi ultimi anni. Sono venuti a galla aspetti della sua vita a dir poco inquietanti. Da una parte stupratore seriale, morfinomane, bugiardo patentato, imbroglione dall’altra un padre spirituale per decine di migliaia di giovani in tutto il mondo. Ai suoi preti richiedeva santità, coerenza, bontà, purezza, disciplina ferrea, povertà, umiltà, predicava la mitezza di cuore. Scriveva che «si deve maturare un amore profondo nei confronti della Chiesa, un amore reale che veglia, prega, soffre, palpita, perdona, esalta la fede, la accoglie in obbedienza, la sviluppa nell’apostolato e la santifica nella vita». Frasi profonde e appassionate che probabilmente i Legionari avevano imparato a memoria e che si sentivano ripetere come un mantra. «I seminaristi vanno aiutati a meditare nella fede la realtà globale della Chiesa di Dio». Grazie al carisma di Degollado sono fiorite vocazioni in tutto il mondo. Ma chi era in realtà questo prete nato nel 1920 e scomparso nel 2008, talmente potente e ricco da riuscire a far insabbiare per ben due volte le inchieste vaticane sulla sua omosessualità e gli abusi commessi impedendo persino a Papa Ratzinger di ridurlo allo stato laicale? Una personalità disturbata e multipla, un caso da manuale di schizofrenia o, come si sussurra man mano che il marcio viene fuori, l’incarnazione del Male? A leggere ciò che dava alle stampe viene quasi spontaneo propendere per quest’ultima ipotesi, perchè solo una mente diabolica poteva riuscire a sviluppare un comportamento tale, avere contemporaneamente tre vite, tre diverse identità, vestire i panni di personalità diametralmente opposte. Una finzione che si sarebbe protratta per quasi quarant’anni. Come poteva insegnare nei seminari insistendo su un punto: «Un sacerdote è un maestro della fede, che non può predicare il Vangelo in maniera efficace se non ne ha assimilato profondamente il messaggio», e poi, subito dopo, calarsi nei panni dell’orco e abusare di adolescenti, come se niente fosse, per ritornare nuovamente alla vita pubblica, coltivando la fitta rete di amicizie influenti tanto in Europa che in America Latina. Persino il dittatore Franco lo ammirava. Una vita sotto i riflettori benchè solo dopo la sua morte si è saputo che avrebbe violentato persino suo figlio, un bambino che, dalle indagini vaticane, è risultato essere il frutto di una delle sue lunghe relazioni. Noncurante dei lati oscuri e dei crimini commessi Marcial Maciel ribadiva costantemente che se ai «bambini si insegna a vedere tutto con gli occhi della fede, per l’avvenire sarà più facile che possa maturare in loco lo spirito soprannaturale», solo così potranno nascere vocazioni e maestri di fede. Insomma, è ai bambini che «bisogna insegnare a fare i primi passi nel cammino della vera preghiera personale e intima con Dio». Padre Maciel ha mantenuto due nuclei familiari, ignari di avere a che fare con un prete; una famiglia viveva in Messico e l’altra in Spagna. Pare che motivasse i suoi lunghi periodi di assenza dicendo di essere un manager di una compagnia petrolifera, costretto a restare all’estero per mesi e un agente segreto che agiva sotto copertura.
Sicuramente si sentiva un prescelto e forse è per questo che si comportava extra legem. Scriveva: «La scelta divina non obbedisce a un capriccio. Quando Dio chiama un uomo, lo fa per affidargli una missione specifica, per chiedere una collaborazione particolare in ordine ai suoi disegni di salvezza». C’è un interrogativo inquietante che arrovella l’opinione pubblica. Chi in Vaticano lo ha aiutato? Chi pur sapendo ha preferito volgere lo sguardo dall’altra parte, magari per interesse, ignorando le voci terribili che da anni circolavano su lui?

© Copyright Il Messaggero, 7 maggio 2010

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Domanda aperta per una discussione:
si potrebbe definire Maciel come il capo di un sistema totalitario?

raffaele ibba ha detto...

Ovviamente sì.
Mi spiace scriverlo, perché ci sono sicuramente persone di fede e d'amore, ma tutto il cosidetto "carisma" dei Legionari di Cristo è intriso di totalitarismo.
Cioè non è cristiano.
E questo ad iniziare dall'amore per la Chiesa che prevale sull'amore per Cristo vivo solamente nelle opere verso i poveri, per finire con l'obbedienza spinta fino alla delazione anonima ed alla rinuncia ad ogni discernimento sul peccato e sul proprio male.
Chiaramente Degollado si sentiva investito di un compito. E come tutti quelli "investiti di un compito" era al di sopra dei doveri che proponeva.
Esattamente il contrario di Ignazio di Loyola, che è un maestro di libertà.
Un frutto totalitario della guerra fredda e della paura del comunismo.
ciao
r

SERAPHICUS ha detto...

Una discussione del genere, per essere veramente fruttuosa, presupporrebbe una conoscenza approfondita della struttura dei legionari, come minimo una piccola riflessione per quanto riguarda i loro statuti ( per molto tempo "segreti"):
cfr. http://www.unitypublishing.com/NewReligiousMovements/Constitution%20--%20LegionariesofChrist.htm

Detto brevemente: si, direi che stiamo di fronte ad una struttura totalitaria, con un grande problema per quanto riguarda il rispetto della dignità umana. Una struttura che sostituisce "sostanza" con "apparenza". Una struttura che scambia "autorità" con "controllo" ecc. ecc., con tutti gli annessi e connessi che un tale sistema comporta (censura, limitato accesso all'informazione, controllo dell'insieme fin dentro i minimi dettagli ecc.).

Raffaella ha detto...

Si', anche per me e' totalitarismo.
Il cosiddetto carisma e' un dono "aperto" dello Spirito Santo.
Chi ha ricevuto questo regalo (ciascuno di noi, credo, a suo modo) non puo' e non deve tenerlo per se' ma condividerlo con gli altri.
Come dice il Papa, chi ama Cristo non puo' tenere per se', gelosamente, il dono ma ha il compito di rendere partecipi gli altri della sua gioia.
Chi usa un dono dello Spirito per fare risplendere se stesso e non Cristo non ha un carisma, ma solo un ego smodato. Se poi questo ego e' anche criminale...
R.